La grande architettura: Palazzo Fizzarotti
Una visita davvero particolare quella di ieri a Palazzo Fizzarotti. Oltrepassare il portone significa entrare in un mondo fitto di simboli, rimandi esoterici, ricercatissime decorazioni e materiali preziosi.
Palazzo Fizzarotti è oggi proprietà privata; un accordo con l’associazione PugliArte rende visitabile il piano nobile durante alcune giornate.
Il Palazzo risale ai primissimi anni del ‘900, edificato per volere del banchiere leccese Emanuele Fizzarotti sull’impianto di un palazzotto preesistente. Due tra i più grandi architetti dell’epoca furono chiamati a dirigere i lavori: Augusto Corradini (che a Bari -alcuni anni dopo- firmerà anche ingresso e fontana monumentali della Fiera del Levante) ed Ettore Bernich (assiduo collaboratore della rivista “Napoli nobilissima” di Benedetto Croce e promotore di una nuova fase di valorizzazione e restauro di cattedrali medievali e chiese in Puglia, tra cui le cattedrali di Bari, Ruvo e Bitonto).
Il capitalismo è il leitmotiv di questo progetto: simboli che vi alludono sono presenti dovunque, in facciata e nelle decorazioni interne.
La facciata di Palazzo Fizzarotti lascia a bocca aperta: sebbene annerita dagli anni, conserva tutto il suo fascino eclettico, con una commistione di stili che vanno dal neogotico al neoromanico agli accenni arabeggianti.
Quattro gli stemmi presenti in facciata, all’interno di medaglioni tra le arcate ogivali: una fenice (che allude a Venezia), un barinon che naviga su una imbarcazione (omaggio a Bari), una lupa sotto un leccio (a ricordare le origini del Fizzarotti) e lo stemma della famiglia, con le quattro frecce spezzate (“quamquam fracta vulnerant”).
Oltre il portone principale, ci si trova al cospetto di un sontuoso atrio riccamente decorato e affrescato; e poi la scalinata che conduce al piano nobile.
Piano nobile che è di uno sfarzo che non ci si aspetterebbe di trovare in Corso Vittorio Emanuele; sembra di entrare in un altro mondo: dai pavimenti in battuto veneziano con polvere di lapislazzuli (sui quali non vorresti camminare ma volare), alle grandi tele tutto intorno alle sale, ai sontuosi lampadari in vetro di Murano… Tutto parla di una committenza colta e intenzionata a comunicare qualcosa con ogni singolo dettaglio. Tutto l’impianto decorativo ha un fil rouge che è l’importanza del lavoro, dell’imprenditorialità e dell’industria nascente.
Non è consentito scattare foto all’interno del Palazzo, per cui non posso mostrarvi nulla. Mi vedo, perciò, costretta a consigliarvi di tenere d’occhio la pagina Facebook di PugliArte e prenotare un posto per la prossima visita guidata. Poi fatemi sapere cosa ne pensate 😉