Il teatro Petruzzelli
Qualche giorno fa, per un caso del tutto fortuito, mi sono imbattuta su Facebook in un link tramite il quale ci si sarebbe potuti prenotare a degli eventi targati “Il Gioco del Lotto”. Non sapevo di cosa si trattasse, nel dubbio ho fatto delle prenotazioni non sapendo di essere poi una delle poche fortunate ad esserci riuscita.
“Il Gioco del Lotto” da qualche anno ha avviato un piano di sostegno alla vita culturale in varie città italiane. E lo fa avvicinando la gente alla cultura con eventi gratuiti.
Addirittura dal 1700 il Gioco sostiene l’arte: non sapevo che, per esempio, la Fontana di Trevi fu realizzata grazie ai proventi del Gioco del Lotto.
A Bari, il Lotto ha contribuito con alcuni fondi al restauro del Teatro Petruzzelli dopo l’incendio; non solo, anche il Teatro Margherita e il Castello Svevo hanno ricevuto questo sostegno.
Il 18 febbraio ho partecipato ad un incontro col giornalista Roberto Giacobbo, il quale ci ha deliziati con un bellissimo racconto sulla storia del Petruzzelli. Teatro che io, come moltissimi, amo profondamente sia per la sua bellezza mozzafiato sia per la storia triste che lo ha riguardato.
Nel 1854 venne inaugurato il Teatro Piccinni che fu, per tutta la seconda metà dell’800, il principale teatro di Bari. La sua capienza di soli 1000 posti, però, ben presto non fu più in grado di soddisfare le esigenze dei baresi, che desideravano un teatro più grande, per tutti. Nel 1890, poi, l’impossibilità di ospitare a Bari un grandissimo successo quale la “Cavalleria Rusticana” di Mascagni, rese l’esigenza di un nuovo teatro ormai irrimandabile.
Già nel 1877 il Consiglio Comunale di Bari si era impegnato ad assegnare la cifra di 12.000 lire ed un terreno in uso gratuito all’impresa che si fosse impegnata a costruire un nuovo teatro. Ma solo nel 1895 si giunse a una svolta: i fratelli Onofrio e Antonio Petruzzelli, commercianti di stoffe di origine triestina, presentarono un progetto del cognato, l’ingegnere barese Angelo Cicciomessere (poi Messeni, marito della sorella Maria Petruzzelli), che fu approvato.
La posa della prima pietra ebbe luogo il 23 maggio 1898 e l’inaugurazione anni dopo, il 14 febbraio 1903, con “Gli Ugonotti” di Meyerbeer. La costruzione fu finanziata interamente dalla famiglia Petruzzelli. Tutto il teatro fu affrescato da Raffaele Armenise, grandissimo artista barese. Oggi gran parte di questi affreschi non è più visibile a causa del terribile rogo del 1991. Vi erano, inoltre, decorazioni in oro zecchino, riscaldamento e luce elettrica (e nel 1903 non era affatto una cosa usuale). Il teatro era davvero enorme per l’epoca, poteva ospitare fino a 3500 persone (contro le 1200 di oggi, riduzione frutto delle varie leggi sulla sicurezza degli ultimi anni).
Tutti i più grandi artisti hanno calcato il palco del Petruzzelli.
Fino ad arrivare al fatidico 27 ottobre 1991, quando un terribile incendio doloso ha spento per 18 lunghi anni i riflettori su uno dei più importanti teatri italiani. Il rogo distrusse quasi completamente il teatro, provocò il collasso della grande cupola che crollò rovinosamente. Gli affreschi di Raffaele Armenise sono persi per sempre. Ne rimane solo uno nel meraviglioso foyer, meno toccato dall’incendio, che però è irrimediabilmente annerito: l’enorme calore che si sprigionò dall’interno ha letteralmente cotto i pigmenti di colore, che non sono in nessun modo recuperabili. Il pavimento attuale del foyer, però, è quello originale.
Il teatro fu restituito alla città domenica 4 ottobre 2009 sulle note della Nona Sinfonia di Beethoven eseguita dall’Orchestra Sinfonica della Provincia di Bari e dal Coro della Fondazione Petruzzelli, che intonò l’Inno alla Gioia. Immediatamente il palco del Petruzzelli è tornato ad essere uno dei più importanti ed ambiti in Italia.
Roberto Giacobbo, durante l’incontro, ha mostrato molte immagini d’epoca, alcune dei primi del ‘900, altre del rogo, altre ancora di luoghi non noti e nascosti del teatro. Ha mostrato poi un video, che andrà prossimamente su Voyager, che documentava tutti i meccanismi nascosti del teatro, le macchine che reggono e muovono le scenografie, il lavoro di chi è dietro le quinte, degli artigiani, degli operai… Davvero un microcosmo nel teatro.
Una bella immersione per me, quella sera. Molte delle cose che sono state dette le sapevo ma molte altre no. Mi è piaciuto vedere tanta partecipazione, una lunga fila per l’ingresso. Ulteriore dimostrazione di quello che sostengo da tempo: Bari è una città culturalmente molto viva, eclettica, curiosa e per certi versi poetica.