Tracce di storia nel dialetto

Tracce di storia nel dialetto

11 Novembre 2017 22 Di studiolobarese
Premessa.
Quando avevo 15 anni, e mi trovavo a Londra durante il mio primo viaggio da sola, una mia coetanea in vacanza-studio con me mi disse “A te interessano cose di cui non frega niente a nessuno”. Con evidente disprezzo.
 
Bene. Mi piacevano cose di cui non interessava niente a nessuno. A distanza di 17 anni devo constatare che nulla è cambiato. 
Ma va bene, questo blog esiste anche per questo 🙂
 
Fatta questa prima -doverosa- premessa, continuo dicendo che fin da bambina mi diletto in questa strana attività: ricerco nel dialetto (quello che conosco, murgiano prima e barese poi) tracce di lingue passate, di dominazioni subite, di termini desueti. Insomma, cose così. E questo mi ha sempre appassionato tantissimo, quasi inspiegabilmente direi.
 
Facile ritrovare nel mio dialetto termini spagnoli e francesi, siamo stati dominati per secoli. Facile pure ritrovarvi il latino, spesso anche in forme inesistenti in italiano.
 
Ma pochi giorni fa ho scoperto un filone (per me) nuovo.
 
Il tutto è partito dalla lettura di una parola del dialetto foggiano per indicare il nonno: papanonno. Quel “papa” sembra quasi un rafforzativo: ebbene potrebbe derivare dal termine greco per nonno, pappos.
 
Per indicare il papà, invece, i Greci utilizzavano confidenzialmente “ATTA“.
 
Non vi dice niente “atta“? Certo che sì, in dialetto barese il papà è “u attàn“. Che niente ha a che vedere col latino pater.
 
Quindi in questo caso il greco arriva dritto dritto a influenzare la lingua delle origini.
 
Atta” è anche interessante in quanto forma particolare di “tata“: so che tata si usa a Roma e in altre zone d’Italia nel linguaggio infantile. Ma tata è in realtà diffuso in quasi tutte le lingue indoeuropee: basti pensare alla forma inglese confidenziale per papà, daddy. O dada in gallese o tata in indiano.
 
E tatà, so per certo perchè l’ho sentito direttamente, veniva usato anche a Santeramo tanto tempo fa per indicare il papà.
 
Dicevo che atta è una forma particolare di tata perchè invece di ripetere la sillaba “ta”, questa viene raddoppiata nel suono consonantico e preceduta da a-.
 
Comunque atta dovrebbe essere il termine originario, di diretta provenienza indoeuropea. Passato poi per la lingua ittita, greca e latina. Un lungo percorso.
Il dialetto si rivela ancora una volta un giacimento incredibile di informazioni sulla nostra storia. Probabilmente dovrei pensare di leggiucchiare qualcosa in più di dialettologia 🙂
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AGGIORNALMENTO 31.12.2020
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A distanza di tre anni riprendo questo post per raccontare a chi mi legge alcune ulteriori scoperte che ho fatto.
Ho condiviso questo post in un gruppo di esperti ed appassionati di etimologia e molti di loro hanno apportato contributi significativi.
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Ho scoperto che “atta” è anche una parola di origine turcomongola, proveniente a sua volta dalla ursprache (la lingua originale, la protolingua).
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Attila” è composto da “atta (padre) + suffisso diminuitivo “-la“, cioè “piccolo padre”. Il re degli Unni, in effetti, si chiamava probabilmente Avithohol: Attila fu il soprannome affibbiatogli dai popoli Goti dell’Est Europa che aveva assoggettato.
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Mustafa Kemal Atatürk, fondatore e primo presidente della Turchia, era il “padre dei Turchi”. Aveva origini albanesi e infatti in albanese “tat” è nonno, “àti” è il padre, “tàta” è il papà.
In Albania, c’è una lapide del lll sec. a.c dove è scritto: DIELLI O ATA che in albanese di oggi si traduce letteralmente: IL SOLE È PADRE.
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Ulfila, vescovo ariano, nel tradurre la Bibbia dal greco al gotico, utilizzò “Atta unsar” per “Padre nostro” proprio perché parlava ad una popolazione germanica.
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Toro Seduto, il grande capo indiano, in lingua Lakota era “Tatanka Iyotake“, padre spirituale del suo popolo.
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Contrariamente a quanto dicevo tre anni fa, probabilmente lo stesso “pater” latino è riconducibile alla radice “pit-pat” indoeuropea, “p-AT-er“. Da cui anche Πατήρ greco e Juppiter latino (jovis+pitar). Potremmo continuare con fATher, OTiec (in russo), o pATeras in greco moderno.
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In rumeno, “tata” è papà, così come in polacco.
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In Basilicata, nel nord della Calabria, nonché nella zona dell’Appenino Dauno, con “tatarann” si indica il nonno, o comunque un anziano.
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In Sicilia, zona Scicli, il bisnonno è “u ratanannu”, quindi r-ATA-nannu e così in moltissime altre zone d’Italia.
Avete qualcosa da aggiungere o da suggerirmi? Errori da correggere? Ditemi pure, sarò lietissima di leggervi.
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Marilena