Tracce di storia nel dialetto #3
Curioso come, durante una qualunque pausa pranzo dal lavoro, possano accadere cose così divertenti 😉
Ero, come ogni giorno, seduta a pranzare in solitaria e, curiosamente, non indossavo le mie cuffiette collegate al cellulare (essendo da sola, di solito guardo video, ascolto musica…). Ma quel giorno no. Ad un certo punto, al tavolo accanto al mio, giunge un gruppo di donne: chiacchierano rumorosamente ma allegramente; una di loro parla un buonissimo italiano con un pesante accento francese. Ad un metro e mezzo di distanza, le loro chiacchiere arrivano inevitabilmente a me; la donna francese, ad un certo punto, sta cercando di spiegare qualcosa ma non le viene in mente il termine giusto da utilizzare. Così dice, testualmente, “Comme une…une charrètte!”
Lì mi fermo, mollo la mia forchetta con una delle ultime foglie di insalata, mi volto e la guardo. Mi viene da ridere! Charrètte! Parla di un carretto, un calesse… E non può non venirmi in mente, all’istante, che il termine è mutuato, pari pari, nel dialetto locale, di Santeramo per la precisione. A Santeramo “la sciarrétt” è proprio il calesse. E in italiano no.
Cavoli, quanto mi piacciono queste cose! Un altro termine mutuato pari pari da un’altra lingua e che salta a pie’ pari l’italiano.
Ma se pensiamo che la dominazione angioina dell’Italia meridionale è terminata a metà del XV secolo, parliamo di un termine che si è conservato nel dialetto per oltre 500 anni. È lì, a dire “Ehi, siete figli dei francesi voi, eh!”
Poi ho pensato che sì, vivo a Bari da 12 anni, però io a Bari “sciarrétt” non l’ho mai sentito. E allora ci dev’essere un altro termine, per forza. Con un rapido sondaggio su Facebook (grazie Facebook!) scopro che il termine barese per calesse è “sciaraball”. Non l’ho mai sentito, penso. Però c’è quel char- che ha la stessa radice di charrette. Ricerca e…in prima battuta scopro che è un termine molto napoletano per intendere il calesse; era un mezzo pubblico popolare, sempre affollato. Certo, Napoli è stata la capitale del Regno Angioino; da Napoli tutto si è diramato nel Regno: le leggi, la cultura, la lingua. E sciaraball viene dal francese “char a bancs”, calesse. Torniamo ancora una volta a quei due secoli di dominio.
E chissà perché, poi, a 40 km di distanza (Santeramo-Bari) si sono affermati due termini diversi -ma entrambi marcatamente francesi!- per indicare lo stesso oggetto. Questo sarebbe veramente affascinante da scoprire!
Va detto che, a partire da quel “charrette”, ho scovato tante altre parole la cui origine francese mi era ignota. Mi riprometto di approfondire e di raccontarvene, se avete piacere a leggere.
E poi un focus sulla Bari angioina, stavo pensando, non sarebbe affatto male.
Tante idee e poco tempo. Ma ci riuscirò. A presto!