Hortus conclusus: giardini chiusi e virtù

Hortus conclusus: giardini chiusi e virtù

12 Settembre 2024 0 Di studiolobarese

Studio e leggo di storia dell’arte sempre, da sempre. Ogni volta scopro qualcosa che non sapevo, che mi era sfuggito, che avevo rimosso negli anni.

Quest’oggi mi sono occupata di giardino medievale in Occidente.

Hortus conclusus, per i più pratici della disciplina. Il giardino recintato, quello dei monasteri del XIII, XIV secolo, nei quali i monaci coltivavano alberi da frutto, erbe officinali e aromatiche ma soprattutto onoravano la regola benedettina del lavoro manuale.

Si trattava, solitamente, di una zona verde recintata da alte mura e recava al centro una fontana. L’ispirazione è chiaramente biblica: la più nota descrizione di un giardino, nei testi sacri, è quella dell’Eden, del paradiso terrestre, il luogo dal quale -tra le altre cose- sgorgano i quattro fiumi: l’Eufrate, il Tigri, il Nilo e il Pison.

Nell’arte figurativa medievale, l’hortus conclusus passa presto a simboleggiare la verginità di Maria: l’inaccessibilità del giardino corrisponde all’integrità di Maria.

A sua volta, questa associazione deriva da un passo del Cantico dei Cantici, Vecchio Testamento, da sempre bacino da cui attingere brani liturgici in onore di Maria.

Ed è su questo brano che vorrei concestraste la vostra attenzione:

“Giardino chiuso tu sei, sorella mia, sposa, giardino chiuso, fontana sigillata.”

Appena l’ho letto, questo pomeriggio, ho sentito un brivido lungo la schiena.

Giardino chiuso.

Fontana sigillata.

Maria è chiusa nel giardino. Intoccabile.

Nessuno deve vederla. Invisibile.

La verginità è la sua virtù. Inaccessibile.

Non essere vista, non essere ascoltata, non essere toccata. Questo spetta a Maria. La più virtuosa delle donne, la madre di Dio.

Ora, certo, mi direte che il testo va calato al tempo della sua stesura. Sì, siamo nel IV secolo a.C.

Eppure, istintivamente, a me quel passo ha dato delle sensazioni angoscianti.

Mi ha portato alla mente, instantaneamente, un’immagine.

Fonte

Afghanistan, 2024.

C’è un lungo, infinito filo che dal IV secolo a.C. porta ai giorni nostri. Ancora ai giorni nostri, in certe culture a forte impronta religiosa, la virtù della donna passa per la sua scomparsa dalla società.

Noi non siamo al sicuro. Occorre non abbassare mai la guardia.