Covers Bari
Il primo post è notoriamente il più difficile. Scrivo per me ma scrivo anche per chi vorrà accompagnarmi in questo viaggio. Sono partita con l’idea di scoprire che aria tiri a Bari dal punto di vista culturale, toccando con mano, parlando con le persone, osservando.
Non sapevo, però, da dove e come cominciare.
L’occasione giusta però poi è arrivata e credo possa essere un buon punto di partenza.
Questa occasione si chiama Covers, il nuovo progetto di Marina Leo: artista barese, la Leo opera nel campo artistico da circa 20 anni; ha partecipato a molte mostre collettive di artisti pugliesi e ha tenuto numerose mostre personali di successo.
Questo titolo, “Covers”, mi ha incuriosita dal primo momento in cui ne ho letto notizia. “Covers” si sviluppa all’interno di un progetto più ampio al quale la Leo prende parte, e si chiama “Onehundredthings”: cento cose che ogni artista (che partecipa al progetto) vuole far conoscere di sè, utilizzando il proprio stile, i propri materiali e i propri mezzi.
E le “cento cose” di Marina Leo vengono dal privato della casa paterna: una vecchia collana di classici della letteratura italiana degli anni ’70, volumi rivestiti in pelle rossa, diventa il punto di partenza per l’elaborazione di cento copertine ideali, cento immagini che racchiudono in sé l’essenza di cento opere letterarie (classiche e contemporanee) scelte dall’artista.
E’ stato emozionante per me ripercorrere una per una queste copertine; molti dei libri scelti fanno parte anche del mio personale bagaglio letterario ed emotivo.
Ciò che caratterizza questo progetto è l’uso del rosso e della foglia oro; cifra stilistica –per la verità- di buona parte dell’opera della Leo, ma nel caso di “Covers” questi elementi valorizzano –senza stravolgerla- la natura iniziale dei volumi. La foglia oro conferisce (a mio avviso) un tocco di valore, di preziosità a capolavori della letteratura mondiale con copertine che sono una vera e propria piccola opera d’arte contemporanea.
Retaggi di studentessa di storia dell’arte inevitabilmente mi riportano alla mente gli ori di opere di bizantina memoria; certo, il contesto è completamente diverso, in quel caso si tratta esclusivamente di opere sacre: l’oro veniva usato per “astrarre” dal mondo terreno certe figure, per conferire loro a-temporalità e renderle “eterne”. Be’ qualcosa del genere mi ha ricordato l’uso dell’oro in Marina Leo, una sorta di desiderio di rendere eterne opere dell’ingegno letterario umano.
Magari lei, se mai dovesse leggere queste righe, smentirà categoricamente tutto ma questo è ciò che ha suscitato in me.
Nella cornice della Galleria Forma Quattro di via Argiro di Bari ho poi potuto osservare anche altre opere della Leo, esposte lì in una mostra dal titolo “Rooms”. Ogni stanza fisica dell’esposizione rappresenta una parte della personalità della Leo.
Una stanza in particolare mi ha colpito, e due opere su tutte. Mea culpa non averne memorizzato i titoli ma sono quelle che vi mostro nelle foto qui sotto.
Un uomo e una donna, due bellissime poesie (sempre dell’artista), bellissimi colori, un’atmosfera celeste ed eterna che in qualche modo mi riporta a Chagall. Ho avuto il privilegio di parlarne con Marina Leo (a dire il vero con enorme paura di dire qualcosa di improprio) e ho scoperto che Chagall è uno dei suoi artisti “del cuore”. In quel preciso momento ho percepito ancora una volta la grandiosità dell’arte, di come sia possibile che ci leghi tutti, in qualche modo.
La serata di venerdì mi ha poi dato numerosi altri input, tantissime nuove scoperte. La poesia di Silvana Kuhtz e di Aurelio Donato Giordano, Mimmo Conenna, la Galleria stessa che ci ospitava. Ma ve ne parlerò nei prossimi giorni. Grazie per essere passati da qui. Marilena
…buone passeggiate allora anche dalle mie “Passeggiate a Levante” della Liguria…. ciao Enrico
Ciao Enrico! Abbiamo avuto la stessa idea 😉