“Ciao Pinocchio”: l’invito a teatro della Fondazione Petruzzelli
“Ciao Pinocchio” è la prima delle cinque Opere per ragazzi, commissionate dalla Fondazione Petruzzelli negli ultimi anni, che ho l’occasione di vedere.
Il compositore Paolo Arcà porta in scena uno spettacolo di un’ora, in un unico atto, che -tramite scene rapide- racconta con delicatezza la storia del burattino di Collodi; una storia mai scontata, a dire il vero: alla mia età sono ancora in grado di percorrere strade del racconto che non avevo ancora mai esplorato.
In questa versione di Pinocchio, per esempio, ampio spazio è dedicato all’importanza dello studio e dell’impegno; tema urgente, per me, in questo momento storico.
Ma, devo dire, l’aspetto che particolarmente apprezzo del lavoro della Fondazione (ed è il motivo principale di questo post) è l’impegno alla divulgazione dell’Opera; e uno spettacolo come questo, come “Ciao Pinocchio”, non è altro che un invito ad un primissimo approccio con la lirica per i giovanissimi: non solo commissioni ad hoc, ma anche -va detto- un prezzo estremamente popolare che ha l’intento unico di avvicinare bambini e famiglie al Teatro e in particolare all’Opera lirica.
5 euro -per uno qualsiasi dei settori del teatro, platea compresa- è un costo davvero simbolico, un invito che è anche il piacere della condivisione di un aspetto così importante della vita sociale come il teatro.
E 10mila prenotazioni, mattine intere di scolaresche, sono un’ottima risposta da parte di un territorio che, torno a dire, non aspetta altro che occasioni di questo tipo.
Ho sentito di tanti bambini (ma anche di tanti adulti), negli ultimi giorni, per i quali questo spettacolo rappresenterà la prima volta al Petruzzelli. E questo ritengo sia il risultato più grande e più importante che una istituzione culturale possa raggiungere: un teatro pieno di bambini è un investimento sociale. Una partita vinta.
La Fondazione Petruzzelli sta percorrendo, secondo me, tra le tante possibili, una strada molto proficua. Spero, davvero profondamente, che anche altre istituzioni culturali del territorio comincino a intraprendere azioni di apertura verso un pubblico più ampio; un pubblico forse apparentemente meno avvezzo ma che attende occasioni. La Biblioteca dei Ragazzi, le Officine Culturali Carrassi mi sembra siano piuttosto aperte a soluzioni innovative di coinvolgimento del pubblico, ma ci sono tante istituzioni altisonanti davvero ferme al palo, senza iniziative, con una modalità di comunicazione che sa di stantìo e di anacronistico.
Il pubblico c’è. Va guidato. Va preso per mano e condotto ma c’è.