Presentazione “Viaggio alla luna” di Ernesto Capocci
Devo dire che pensare e organizzare questo post, oggi, mi risulta veramente difficile. Sia per la mole di informazioni che dovrebbe contenere, sia per le sensazioni che l’evento di oggi mi ha suggerito. Tuttavia cercherò di condensare il tutto in un post che sia il più possibile fruibile e il meno possibile inutilmente prolisso 🙂
Ho partecipato, presso la Libreria Quintiliano, alla presentazione di “Viaggio alla luna” di Ernesto Capocci: un libricino di appena una quarantina di pagine, una perla riemersa per caso dagli archivi della Biblioteca Nazionale di Bari. Sì, perché –stando al Dizionario Biografico degli Italiani (Vol. 18 – 1975) – quest’opera si classificava ufficialmente come dispersa. La Busta A 260/11, poi, (grazie al bibliotecario barese Francesco Quarto) ci ha restituito quella che oggi è l’unica copia autentica dell’opuscolo, il cui titolo completo è “Breve relazione del primo viaggio alla Luna fatto da una donna l’anno di grazia 2057”.
La storia narra del viaggio verso la Luna della giovane protagonista, Urania, la quale, parlando in prima persona, narra all’amica Ernestina tutti i progressi della scienza e le racconta i dettagli della sua partenza, dal volo in aerostato da Napoli all’Ecuador fino all’arrivo sul suolo lunare.
Il libretto fu pubblicato a Napoli nel 1857, quindi ben un decennio prima di quando Jules Verne darà alle stampe il suo “Dalla Terra alla Luna”: questo, come dice l’editore Luigi Bramato, “riscrive la storia della narrativa fantascientifica” perché, ben prima di Verne e delle trasposizioni cinematografiche dei suoi libri, si profetizzava lo sbarco dell’uomo sulla Luna, poi realmente avvenuto oltre un secolo dopo.
Ed è allo stesso tempo insolita e moderna la scelta di utilizzare una protagonista femminile, in un’epoca in cui la figura della donna non era minimamente accostata all’idea di scienza e di progresso.
Nel libro non mancano, tuttavia, satira e ironia, in un periodo storico in cui si moltiplicavano scontri, diatribe e liti tra comunità scientifiche a causa del prorompente imperversare delle teorie evoluzionistiche di Charles Darwin.
E Capocci fu uno dei maggiori scienziati del suo tempo: nipote dell’astronomo Federico Zuccari, Ernesto Capocci, a soli 23 anni, viene nominato astronomo in seconda dell’Osservatorio di Capodimonte. Nel 1833, a 35 anni, ne diviene direttore. Carica che però perderà nel 1850, per volere del re borbone Ferdinando II, a causa della sua aperta simpatia per i principi liberali e per la sua partecipazione ai moti del ‘48. Dopo la caduta del regime borbonico, viene subito reintegrato a capo dell’Osservatorio fino alla morte, sopraggiunta nel 1864. Viene anche nominato senatore a vita del neonato regno d’Italia, su proposta di Giuseppe Garibaldi; il Capocci fu un grande divulgatore scientifico e fu proprio grazie a questa attitudine che intuì la necessità di diffondere la cultura scientifica con un linguaggio semplice e accessibile a tutti, tramite dei libretti scritti ad hoc.
Il ritrovamento di questo libro a Bari, di quest’unica copia, conferisce enorme e ulteriore lustro alla Biblioteca Nazionale della città, che si conferma essere una straordinaria miniera di tesori, di pezzi unici e di inestimabile valore storico.
Come l’opera sia arrivata a Bari non è ben chiaro: sappiamo si tratti di un “Dono Cotugno”, cioè di un pezzo proveniente dalla collezione donata da Raffaele Cotugno, nipote del medico settecentesco Domenico Cotugno. Ed è probabilmente nell’ambito delle elite di queste professionalità che il libro dev’essere giunto in Puglia da Napoli.
A proposito di Puglia: ad un certo punto nella narrazione, Urania racconta ad Ernestina ciò che vede sul suolo lunare. E il paesaggio ricorda alla protagonista quello di una zona precisa e caratteristica della Puglia, le Murge! Murge dove io sono nata e cresciuta, e che nel racconto di Capocci diventa: “e sono degli spazi di sterminata estensione, il cui monotono livello appena ondulato da lievi rugosità non maggiori dei poggi delle Murgie nella pianura delle nostre Puglie, e qui e qua interrotto da qualche isolato cono vulcanico, o sollevato dal suolo a guisa del picco di Teneriffa, ovvero sprofondato sotto di esso a guisa di enorme pozzo del quale non v’ha sulla Terra l’esempio”:
Devo, poi, doverosamente accennare alla illuminata casa editrice che ha deciso di ripubblicare dopo 150 anni questo libro: si tratta della neonata LB Edizioni che, nella persona di Luigi Bramato, si occupa della ripubblicazione in formato digitale dei testi antichi custoditi presso le biblioteche pubbliche, gli archivi e i depositi privati.
Personalmente, e per quello che vale, faccio i miei più sinceri complimenti a Luigi Bramato per il suo lavoro e per quelli che sono i suoi progetti futuri.
Non resta, quindi, che immergersi nella lettura di “Viaggio alla Luna”.
che colpo, dev’essere stato, scoprire quella piccola parte sulle Murge! 😀
E’ stata una sorpresa! Le Murge sono la parte meno nota e più dimenticata di tutta la Puglia.
forse per questo sono così belle, non hanno avuto l’afflusso di massa di altri luoghi….