
Il Parco Archeologico e il Fonte Pliniano di Manduria: meraviglie salentine
Incredibilmente, varcare il cancello di ingresso del Parco Archeologico di Manduria è come entrare in una macchina del tempo: sarà il silenzio, sarà la sacralità del luogo, sarà l’estensione degli scavi ma sembra davvero di uscire da una dimensione ed entrare in un’altra.
Fondamentale è stata la guida impeccabile di Anna Zingarello Pasanisi, senza la quale la visita non sarebbe stata altrettanto magica.
Non immaginavo che Manduria avesse alle spalle una storia così importante. La lezione che ne traggo è che spesso siamo davvero a digiuno di storia locale e invece abbiamo intorno un patrimonio sterminato che aspetta solo di essere conosciuto e raccontato.
Tanto per cominciare, Manduria è stato uno dei più importanti centri messapici. I Messapi furono, insieme a Dauni e Peucezi, una delle popolazioni che occupavano l’attuale Puglia in epoca preromana. L’antica Messapia corrisponde a grandi linee all’attuale Salento.
Tra i resti più importanti nel parco archeologico di Manduria ci sono proprio le mura della città messapica: una doppia fila di mura. Una, più antica, risalente al V secolo a.C. ed una, più recente e più ampia, risalente al III. La città, dunque, si espandeva e richiedeva di includere nelle mura una porzione maggiore di territorio.
Le mura erano costituite da una doppia cortina con riempimento all’interno di terreno e sassi ed alte (secondo le ricostruzioni degli archeologi) circa 12 metri. Mura immense, dunque, e possentissime.






Sono documentate tre porte di accesso alla città, due delle quali attigue e interessanti per il sistema cosiddetto di “doppia porta”: da un varco della cinta muraria interna e più antica parte una biforcazione di due strade, in direzione est e nord-est, che attraversano poi due porte nella cinta muraria più recente, quella del III secolo. Questo sistema testimonia l’intensa attività di scambi che Manduria aveva col territorio circostante: scambi commerciali, religiosi…
L’epoca d’oro di Manduria termina con la conquista da parte di Roma nel 266 a.C., a seguito della quale subì una vera e propria damnatio memoriae per essere stata una città ribelle.
All’interno della cinta muraria è stata rinvenuta una vastissima necropoli con tombe a fossa di varie dimensioni, ricoperte da lastre di pietra e spesso affrescate e ricche di corredi funerari.



Altro importantissimo elemento dell’area è il cosiddetto Fonte Pliniano. IL fonte, e non LA fonte, perché conserva il genere maschile latino così come riportato da Plinio nella sua Naturalis Historia. Colpito dal livello costante dell’acqua, infatti, Plinio scrisse “in Sallentino iuxta oppidum Manduriam lacus, ad margines plenus, neque exhaustis aquis minuitur neque infusis augetur” (“Vicino alla città di Manduria c’è un lago, pieno fino ai bordi, che né diminuisce svuotandosi l’acqua, né aumenta riempiendosi con nuove immissioni”).
Che poi, non so a voi, ma a me l’idea che ne parli Plinio e che la testimonianza arrivi fino a noi emoziona enormemente.
E che cos’è, dunque, questa “miracolosa” fonte di cui parla Plinio?
Ebbene: la Puglia è una regione quasi completamente priva di acqua in superficie ma ricca di fonti sotterranee. E il Fonte Pliniano non è altro che una sorgente sotterranea in una grotta carsica di 18 metri di diametro, sormontata da un lucernario quadrato messo in opera in epoca messapica.



Il luogo è stato un centro di culto sin dall’antichità a causa della sua curiosa conformazione: la falda acquifera si trova allo stesso livello del pavimento della grotta e l’acqua filtra da più punti. Per il principio dei vasi comunicanti, dunque, il livello dell’acqua del fonte non cambia mai. Ma per secoli si è creduto che questo luogo avesse dei poteri magici, taumaturgici, curativi.
Sono testimoniati pellegrinaggi al fonte sin dalla più remota antichità. Lungo la scalinata troviamo delle croci incise sulla parete, segno di passaggi cristiani probabilmente nel Medioevo. E sono tantissime le leggende che circolano intorno a questo luogo magico.
Luogo di importanza tale per Manduria che il fonte e le sue iniziali, FM, Fons Mandurinus, sono riportate nello stemma della città.
Vi consiglio caldamente di visitare il parco archeologico e, più in generale, di soffermarvi a scoprire quanto la Puglia abbia da raccontare. Una storia infinita e meravigliosa che riguarda le nostre radici.